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Salviamo i prati stabili, i pascoli e i pastori, per la rinascita delle terre alte e per la rigenerazione delle pianure

Salviamo i prati stabili, i pascoli e i pastori, per la rinascita delle terre alte e per la rigenerazione delle pianure.

Il prato stabile è l’emblema del perfetto equilibrio tra natura ed esseri umani, tra rispetto dell’ambiente e produzione. Un patrimonio ambientale, sociale, culturale ed economico che può cambiare il futuro delle terre alte, ma anche rigenerare i terreni esausti delle pianure, dove l’allevamento ha perso il contatto con la terra e l’agricoltura intensiva ha compromesso la vitalità dei suoli.

È uno strumento straordinario per fronteggiare la crisi climatica, perché è capace di stoccare e custodire una grande quantità di carbonio nel suolo.
Contribuisce a mettere in sicurezza il territorio: assorbe l’acqua piovana più di un campo lavorato ma anche più di un terreno abbandonato e quindi riduce il rischio di erosione, frane, alluvioni. Se è curato bene, è un’efficace barriera per gli incendi.
È ricchissimo di biodiversità: in pianura contiene decine di essenze diverse, in montagna arriva a diverse centinaia; moltissimi animali e microrganismi vi trovano riparo e nutrimento, a cominciare dagli insetti impollinatori e dagli uccelli.

Fa bene alla nostra salute: se i ruminanti (bovini, ovini, caprini) mangiano erba e foraggi di prato stabile, la composizione nutrizionale del latte cambia radicalmente, perché è più ricco di Omega 3, vitamine e sali minerali, fondamentali per il nostro metabolismo.
È essenziale per il benessere animale: se hanno a disposizione luce naturale, terra, erba, arbusti da brucare, gli animali stanno meglio, sono più sani e vivono molto più a lungo.
Il prato stabile non è arato, non è seminato, non ha bisogno di trattamenti con insetticidi o fitofarmaci, ma non è neppure selvatico, perché ha bisogno di cure. Fa parte di un delicato sistema agro-silvo-pastorale, ha bisogno del lavoro dell’uomo e della presenza degli erbivori. Altrimenti si impoverisce e viene invaso dalla boscaglia. Deve essere pascolato, sfalciato, concimato, integrato dalla presenza di specie arboree: siepi, arbusti, alberi da frutta, conifere.

Possiamo salvare i prati stabili solo se salviamo i pastori e l’allevamento a base di erba e fieno.
E possiamo salvare la pastorizia e l’allevamento estensivo solo se salviamo i prati stabili.

Puntare su erba, fieno, pascoli e sostenere il lavoro dei pastori significa trasformare l’allevamento da settore con uno dei maggiori impatti sull’ambiente ad attività che può contribuire a combattere la crisi climatica e tutelare l’ambiente, la biodiversità, il paesaggio.

Significa ridare vita e valore ad aree abbandonate o a rischio di spopolamento.

Salvare i prati stabili, i pascoli e i loro custodi non è un atteggiamento nostalgico o bucolico, non significa proporre un ritorno al passato, ma, al contrario, essere ben calati nel presente, consapevoli delle sfide attuali e con uno sguardo propositivo e concreto verso il futuro.

Per questo ci impegniamo a sviluppare iniziative, progetti, ricerche, campagne, per salvare i prati stabili e i pascoli montani dall’abbandono, per ripristinarli dove sono andati perduti, per favorire l’adozione di politiche e normative che sostengano chi li custodisce, per promuovere i prodotti che se ne ricavano.

Firma il manifesto!

Aiutaci a salvare questi ecosistemi preziosi e i loro custodi.
Farai una cosa buona per l’ambiente, il paesaggio, la tua salute, il benessere degli animali. Per la rinascita delle terre alte e la rigenerazione delle aree di pianura.

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